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Vegetazione arbustiva

Il Biancospino

Biancospino (Crataegus monogyna)
Il biancospino è frequente in tutta l’Italia sino ad una altitudine di m 1000. Cresce bene in diversi tipi di terreno, nelle radure dei boschi e negli arbusteti. Di rapida crescita e resistente, il biancospino forma barriere pressochè impenetrabili quando viene
piantato fitto e mantenuto basso. Fiori, frutti e corteccia hanno proprietà sedative e cardiotoniche. I fiori possono essere conservati sott’olio. I frutti hanno virtù astringenti.
Il biancospino è caratterizzato da una corteccia grigio-bruna con molte squame. Le foglie sono alternate, con lobi profondamente divisi e stipole appaiate alla base di ciascuna foglia. I vistosi corimbi bianchi emanano un dolce profumo. I frutti polposi sono pomi; in autunno diventano scuri di color rosso-vino. Questi ultimi forniscono cibo invernale agli uccelli (tordi e cesene). Il biancospino è noto sin dai tempi dei Greci, i quali si servivano dei rami fioriti per adornare gli altari durante le cerimonie nuziali.


Il Nocciolo

Nocciolo - (Corylus avellana)
Il nocciolo è pianta largamente diffusa allo stato spontaneo in tutte le regioni d’Italia. Il suo nome latino deriva da Avella, centro della Campania, noto sin dai tempi dei romani per la fiorente attività di produzione delle nocciole. Viene tuttora estesamente coltivata per i suoi frutti destinati al consumo allo stato fresco o alla trasformazione industriale. Molto rinomata la varietà coltivata nel cuneese soprattutto nella zona delle Langhe. Un tempo i noccioli selvatici venivano tagliati all’altezza del suolo ad intervalli regolari ed il materiale legnoso veniva impiegato per le costruzioni.
Se lasciata crescere la pianta può raggiungere i 9 m di altezza. La corteccia di colore marrone è squamosa e lenticellata. Le foglie tomentose sono alterne, con margini seghettati e punta allungata. Sono lunghe e larghe circa 10 cm. I fiori maschili sono penduli, quelli femminili, minuscoli hanno rossi stimmi piumosi. I frutti crescono in gruppi di 2-4 e ciascuno è in parte racchiuso in una cupola di bratee sovrapposte, simili alle foglie.


Il Ligustro

Ligustro (Ligustrum vulgare)
Arbusto assai diffuso allo stato spontaneo in tutta Italia e molto conosciuto in quanto coltivato nei giardini come siepe. Tollera terreni anche poco ricchi (su calcare) e può essere tagliato abbondantemente in qualsiasi epoca. Nei boschi del cunneese è frequente nei boschi montani.
Cespuglio generalmente prostrato con corteccia bruno verdastra liscia con lenticelle sub-rotonde o ellittiche trasverse. Foglie opposte, caduche con picciuolo di circa 2 mm e lamina ellittica o lanceolata. Fiori in pannocchie terminali con corolla bianco-lattea. Fra le numerose specie di ligustro coltivate si ricorda il Ligustrum japonicum (quasi sempreverde), il Ligustrum ovalifolium (sempreverde) ed il Ligustrum lucidum.


La Lantana

Lantana - (Viburnum lantana)
Questo arbusto è diffuso in tutta l’Italia, dalla pianura alla media montagna, ai margini dei boschi, nei cedui e nelle siepi. Preferisce suoli calcarei e resiste bene alla siccità. Conferisce vivacità al paesaggio allorchè, in maggio fiorisce. Le sue drupe, che diventano nere maturando, hanno anch’esse un aspetto molto attraente, ma sono talmente aspre da non poter essere commestibili. Recentemente è stato utilizzato in medicina per le affezioni bronchiali (gemmoterapia).
Si tratta di un arbusto piccolo e frondoso (altezza sino a 6 m). Le foglie sono opposte a margine dentato, con fitto tomento bianco sulla pagina inferiore. I picciuoli sono tomentosi. I fiori, di colore bianco, sono tutti uguali e fertili. Le drupe ovali, disposte in infruttescenze piatte sono inizialmente rosse, poi maturando diventano lucide e nere. I giovani rametti sono così flessibili che un tempo, venivano usati per legare pacchi e fagotti. Dalle drupe nere si ricavava inchiostro e con il legno molto duro del tronco si confezionavano bocchini e pipe.


La Rosa Selvatica

Rosa selvatica (Rosa canina)
Specie diffusa nelle boscaglie degradate con querce caducifoglie, faggio, abete e pino. Vegeta dai 0 ai 1500 m s.l.m. Era considerata nel passato una preziosa pianta medicinale. I suoi falsi frutti denominati “cinorrodi” sono ricchi di vitamina C e possono essere usati in infusione come bevanda rinfrescante e lassativa. I fiori essiccati, forniscono la base della ben nota “acqua di rose”. Il nome della specie ha origini antichissime e deriva dal fatto che i greci ritenevano che le sue radici potessero curare la rabbia provocata dai morsi dei cani.
La pianta ha fusti arcuati. Le foglie hanno stipole lanceolate sui fusti fioriferi. I fiori di colore assai variabile (dal bianco al rosso) hanno petali ampi. I frutti sono ovali e lisci senza corona di sepali. Gli aculei sul fusto sono uncinati. Può raggiungere i 2.50 m.


Il prugnolo

Prugnolo (Prunus spinosa)
Questo grande arbusto che, occasionalmente, assume dimensioni di alberello, è spontaneo in tutta Italia e cresce ai margini delle zone boschive, nelle siepi e ai margini dei campi. Forma macchie spinose così impenetrabili da fornire protezione alle a l t r e p i a n t e c h e crescono al di sotto.
Arbusto di altezza massima pari a 4 m. La corteccia incisa mostra un color arancio. Le foglie sono piccole e alterne, opache sulla pagine superiore e pubescenti su quella inferiore. I fiori bianchi sbocciano su rametti spinosi all’inizio della primavera prima che compaiano le foglie e sono impollinati dagli insetti. Il fiore ha cinque petali e antere rosse in sommità. Il frutto è una drupa di colore bluastro utilizzato per marmellate e liquori e per insaporire il gin. Il legno ha alburno giallo chiaro e durame marrone.